Potabilizzare l’acqua
Esistono dei casi estremi in cui diventa indispensabile potabilizzare l’acqua sia perché troppo inquinata, ma anche perché scarseggia nella zona e bisogna quindi sfruttare tutta quella che il territorio mette a disposizione. Uno dei casi estremi di potabilizzazione dell’acqua è stato analizzato per il fiume Po. Il fiume più grande d’Italia è infatti inquinato, ma grazie a un impianto di depurazione di ultima generazione la città di Torino può essere servita da acque potabilizzate provenienti da esso.
Caso estremo di potabilizzazione
L’acqua di Torino è gestita da SMAT che ha deciso, in relazione a un crescente inquinamento della zona, di realizzare un impianto che garantisca un afflusso costante di acqua potabile a cittadini e aziende locali. È molto complesso e prevede tantissime fasi, proprio perché l’acqua del Po è inquinata e deve diventare potabile, rispettando i rigidi standard qualitativi imposti dalla legge. I principali sistemi di potabilizzazione che sono stati utilizzati sono:
- ozonazione: l’ozono ha una grande azione disinfettante, elimina in particolare i nitriti, tossici per la salute, inoltre ossida ferro e manganese e distrugge microinquinanti come pesticidi, fenoli, detergenti.
- Carbone in polvere: serve nella prima fase per rimuovere microinquinanti organici e per eliminare le molecole che causano il gusto e l’odore sgradevole dell’acqua.
- Ossidazione con ipoclorito di sodio e chiarificazione cyclofloc: questo processo serve ad eliminare definitivamente il fango. Può essere aggiunto dell’ipoclorito di sodio per disinfettante, ma questa fase viene sempre più ridotta per preferirle sostanze e procedimenti più naturali e che non producano sottoprodotti.
- Carbone attivo granulare: i filtri a carbone attivo completano il processo di chiarificazione dell’acqua, inoltre la filtrazione permette di eliminare gusti e odori, oltre che sostanze organiche microinquinanti e l’eventuale colorazione residua.
- Biossido di cloro: viene usato nell’ultima fase e il suo dosaggio è tale da garantire un contenuto di cloro attivo compreso tra 0,2 e 0,3 mg/l. Quest’ultima fase di disinfezione è indispensabile per garantire che non si formino colonie batteriche lungo la rete idrica di distribuzione.